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Maxelâ

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Maxelâ è un ristorante particolare, un ristorante-macelleria basato su un principio simile al Bisteak di Pietralata (che prima o poi recensirò): oltre a scegliere dal menu, si può andare al banco a scegliere il taglio da farsi preparare. Ma rispetto a ristoranti simili ha qualcosa in più: la carne di Scottona proposta proviene da allevamenti proprietari del ristorante stesso. O meglio, della catena di ristoranti, nati a Genova e presenti con una decina di locali in Liguria, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Lazio.

Detto questo, la mia esperienza al Maxelâ è stata buona, ma non esaltante. Aspetti positivi: i piatti molto gustosi e il servizio piacevolmente presente. Aspetti negativi: il tavolo che ci è toccato in sorte e le porzioni piuttosto risicate.

Partiamo dall’aspetto logistico: il locale ha una cinquantina di coperti, ma è strutturato in modo che i tavoli siano da 2-4 persone. Noi eravamo in 9, e siamo stati messi su un pittoresco tavolone in legno, probabilmente un banco da lavoro per la macellazione, che lungo tutto uno dei lati lunghi aveva un canale vuoto di una quindicina di centimetri. Questo ha significato che metà delle persone hanno mangiato con i piatti e le posate in bilico sul buco. Aggiungendo a questo il fatto che il tavolo in sé era stretto e che le spesse gambe impedivano di stare seduti normalmente, ne è venuta fuori una disposizione particolarmente laocoontica e per nulla comoda, con un puzzle di piatti, bicchieri e bottiglie da gestire all’arrivo di ogni nuova portata.

La cena si è aperta non con gli antipasti ma con delle squisite patatine fritte, tagliate sottili a mano (seppure, a voler cercare il difetto, un po’ cariche di olio). Buone, buone, buone, ma prendetene almeno una porizone a testa, perché a dispetto di quello che ci si aspetterebbe, una porzione di patatine è davvero molto piccola, e divisa anche solo in du è insoddisfacente anche solo come apertura.

A seguire ci siamo divisi sui vari tipi di carne. Io ho preso un gustoso misto crudo, con due polpettine di tartare, del carpaccio con rucola e scaglie di pecorino di fossa, luganega con pezzetti di scamorza affumicata e con della carne salada al posto della battuta promessa (sono stato avvisato della sostituzione? No). Altri piatti provati a tavola (con porzioni, in questi casi, invero piuttosto ridotte) sono stati la tagliata con aceto balsamico e pere caramellate, molto originale, ma anche le tagliate al Chianti e quelle rucola e pecorino di fossa.

Come dolci, abbiamo preso un paio di sfiziose porzioni di latte dolce fritto.

Con due bottiglie di Marchese Antinori (da 29 Euro a bottiglia) e qualche caffé, il conto è stato di 28 Euro a persona, forse un po’ basso come rapporto qualità/prezzo rispetto a quello che si può trovare in altri ristoranti come il già citato Bisteak, Ferro e Fuoco o Joseph.


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